Great Albums Of The Past: Spokane – The Proud Graduates

Seguendo un ragionamento rigido “The Proud Graduates” (Jagjaguwar/2001) è il primo album ufficiale degli Spokane. Questo perché i predecessori o sono canzoni sparse raccolte in un’unica uscita (“Leisure And Other Songs” del 2000, in cui attorno alle figure centrali Rick Alverson e Courtney Bowles– appena usciti dall’esperienza dei Drunk– ruotavano numerosi personaggi, tanto da far pensare ad un progetto aperto e senza continuità) o un Ep (“Close Quarters”, nel 2001, in cui aumenta l’apporto della Bowles e la sola aggiunta è quella di Karl Runge a violino e violoncello).
Eppure già nei primi due lavori la fenomenologia Spokane appariva chiara: evoluzione del concetto slow core, più attratto dal folk narcolettico che dalle derive post, senza tuttavia disdegnare atteggiamenti dilatati svagatamene legati a certa Constellation. Cercando l’assuefazione, intollerante nell’accarezzare l’ascoltatore con una fra le indolenze più persuasive mai create, tramite narcolessia raffinata e non estrema (questa troverà compimento in “Measurement”- 2003- e “Little Hours”- 2007-, causa la palese svolta verso una scrittura isolazionista ).
In “The Proud Graduates” la coppia Alverson/Bowles raggiunge l’apice per quanto riguarda la prima parte del loro progetto: la title track è l’incipit (e a suo modo il manifesto) di un film alla moviola, delicato per impostazione e soffuso nel proporsi. Malinconico, certo, tuttavia mai disperato, forse perché sussurrato nel dipanarsi. La successiva “The Absentee”, attraverso la circolarità di un’elettricità romantica, il continuo incidere ritmico, le saltuarie intrusioni di violino e glockenspiel ed una voluta reiterazione, scarta in avanti, avvicinandosi a concetti post rock mascherati nella forma canzone. “American Television” assume già le sembianze di un classico, partendo dal modello dei Low per contorcersi- con puntualità incessante- su se stessa. E quando lascia spazio alla timidezza strumentale di “Other Rooms” (spiritualità e comparsa di rumori esterni) lo stacco appare fisiologico, come quello destinato a scemare nell’introspezione minimale della splendida “Settling”, stritolata dal continuo ripasso chitarristico, a sua volta rapita dal lieve crescendo evocativo di “III from Asking”. I due episodi conclusivi tornano a riassumere quello che, all’epoca, erano gli Spokane: “Disappointed Athlete” gioca con un torpore ascetico, disponibile ad aprirsi solo alle screziature del violino, mentre “The Workweek” alterna tratteggi autorali ad atteggiamenti orchestrali, che si ritroveranno in gruppi come i Gregor Samsa (di cui Alverson è assiduo collaboratore). La somma di tutto è un disco intriso di commozione tanto inerte quanto consolatoria. Languida nei bisbigli ed ipnotica nella riservatezza dei crescendo. Un disco che non sfigurerebbe in nessuna classifica di questo nuovo millennio.

MP3 Spokane Proud Graduates

MP3 SpokaneThe Absentee

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