Bitch Magnet (avere vent’anni)

E magari chi ha vent’anni, nel 2009, lo incontriamo a qualche bel concerto post/hardcore/rock/math. Felice (come noi, si intende) e preso. Eppure quando il ragazzo aveva il ruolo di neonato c’era già tutto, o quasi. Anzi, volendo dirla tutta, c’era pure prima. Tuttavia il 1989 un suo significato particolare lo ha, almeno per chi da certa musica è dipeso. Perchè alla fine della fiera Slint, Rodan, For Carnation, June Of 44, Don Caballero, Gastr Del Sol e Shellac li abbiamo amati (in quanto vissuti più o meno concretamente), ma lo scatto decisivo (per comprensione, attitudine ed atteggiamento) è difficile non riferirlo ai Bitch Magnet, definitivi nel rendere concreta la visione di “Skag Heaven” degli Squirrel Bait (ossia quelli che c’erano prima).
Il punto di congiunzione, lo sanno anche i muri, è Mr. David Grubbs, aggiuntosi dopo l’Ep “Star Booty” (Roman Candle, 1988) a Sooyoung Park, Jon Fine e Orestes Delatorre (studenti dell’Oberlin College in Ohio). Il substrato era prevedibile: hardcore e retaggi alla Big Black, necessari ieri come oggi. A fare la differenza sono, però, le addizioni (con sottrazioni annesse): straniamenti sonici, noise intollerante, nichilismo ormai esplicito, destrutturazioni implosive e matematica intellettuale. Rallentando, con convinzione e senza remore, una violenza ricercata. Non rinnegata, quindi, quanto trattenuta e algebrica nella costante rumorista. Ed allora “Umber” (Communion, 1989 se non lo si fosse capito) gira come una trottola impazzita nel toccare ogni angolo delle future espressioni: da “Motor“, accessibilità per estremismi alla Husker Du, a “Navajo Ace“, lancinante gioventù sonica in salsa punk, dalla sospensione nera in “Douglas Leader” a quella albiniana (per indolenza rabbiosa) di “Goat-Legged Country God“, dalla contrapposizione apatia/fulminiesaette con “Big Pining” al noise d’eccellenza in “Punch And Judy“. Poi il clamore arriva per le pre-slintianeClay” e, soprattutto, “Americruiser“, anticipo chiaro di reiterazioni recitate e rottura palese con il passato.
Un percorso logico nelle controversie. All’epoca, forse, solo intuite, come gli ultimi sentori di un disco decisivo per importanza storica ed attuale per sostanza. Era il 1989, non è il 2009.

MP3 Bitch Magnet Clay

MP3 Bitch MagnetPunch And Judy

MP3 Bitch MagnetAmericruiser

MySpace: Bitch Magnet

Ian Fays & The USA a Varese il 2 giugno

Il 2 giugno ci sarà un nuovo appuntamento con le Ghost Nights presso le Cantine El Quixote di Varese.
Protagonisti della serata saranno The Ian Fays e The USA.
La band delle gemelle Fays è impegnata in un tour europeo insieme a THE USA, nuovo progetto musicale dei membri di John Wayne Shot Me con cui ha recentemente pubblicato un split per la label tedesca Noisedeluxe.
The Ian Fays presenteranno dal vivo il loro secondo album “Dylan’s Lost Days”, che si apre con la famosa traccia intitolata “Bologna”.

The USA è la nuova band formata dai miei tanto amati ex John Wayne Shot Me Marieke and Thijs van den Broek. La band viene da Ammerzoden, uno sperduto paesino di campagna olandese e ha pubblicato un 7″, registrato dal produttore dei Robocop Kraus Wuschi Ebert. Suoni da Commodore 64, intrecci vocali, chitarre graffianti: questo potete aspettarvi da The USA, un gruppo dal sound indie pop divertente e maledettamente orecchiabile.

Cantine El Quixote – Via De Cristoforis, 5 – Varese
Ore 22:30, ingresso 5 € + tessera

MP3 The USAWhere In The World Is Carmen San Diego

MySpace: The Ian Fays
MySpace: The USA

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Coeur De Lane

O, se preferite la semplicità, Lane Arndt: polistrumentista, compositore, amante dell’improvvisazione e, per non farsi mancare nulla, consapevole delle proprie potenzialità nella scrittura. Intimo e delicato, sa, nel pop, legarsi a quella sporcizia venata da malinconia indispensabile per un atteggiamento indietronico d’autore. Senza orpelli e licenze gratuite.

MP3 Coeur De Lane: Burn The House Down

MySpace: Lane Arndt

Lane Arndt

All Tomorrow’s Parties

Visto che siamo appena rientrati dall’ATP 2009 (Shellac, Tiersen e Dianogah su tutti, qui una sintesi dettagliata), pare opportuno ricordare l’appuntamento del 24 Giugno all’Edinburgh International Film Festival. Sarà, infatti, l’occasione per assistere alla premiere di un film sul festival da noi tanto amato. Tra le (numerosissime) esibizioni sulla pellicola quelle di Mogwai, Slint, Battles, Sonic Youth, Dirty Three e Grinderman. In più, per chi mai avesse assisistito ad un’edizione dell’All Tomorrow’s Parties, la possibilità di vedere come si trasforma un villaggio vacanze in location per concerti.

Website: ATP

Website: Edinburgh International Film Festival

Peter Broderick

Tante cose già fatte, come dischi per Type (“Float“) e Bella Union (“Home“), ma anche le collaborazioni con Efterklang e Library Tapes. Altre in divenire (e sono qualcosa in più di un sussurro).
Parliamo di Peter Broderick che, per non farsi mancare nulla, esce in questi giorni con “Music For Falling From Trees“, mini album (la durata è sui trenta minuti) diviso in sette parti. Il lavoro accompagna da gennaio uno spettacolo di danza contemporanea ambientato in un ospedale psichiatrico, dove un uomo lotta per conservare la propria identità. Il disco vive sul rapporto tra pianoforte (destinato a rappresentare il paziente) e archi (le infermiere dell’ospedale): rintocchi, sensazioni soffuse e malinconiche, tratteggi da modernariato classico. Inizialmente si pensava che il disco potesse uscire solo a fine anno, invece i tempi si sono accorciati: Erased Tapes lo pubblicherà il primo giugno, mentre Western Vinyl arriverà a luglio. Volendo anticipare basterà andare ad un concerto di Peter, ad esempio il 26 maggio a Marina Di Ravenna o il 27 a Milano.

MP3 Peter BroderickThe Path To Recovery

MySpace: Peter Broderick

Featured label #4: Graveface Records

Una selezione di MP3 dal catalogo della Graveface Records, etichetta con sede a Chicago e casa, tra gli altri, di Black Moth Super Rainbow, The Loose Salute e Hospital Ships.
Potete ascoltare e scaricare due brani tratti dal nuovo album dei Black Moth Super Rainbow “Eating Us”, in uscita il 26 maggio.

Eating UsBlack Moth Super Rainbow
“Born On A Day The Sun Didn’t Rise” (MP3)
from “Eating Us”
(Graveface Records)

Eating UsBlack Moth Super Rainbow
“Twin Of Myself” (MP3)
from “Eating Us”
(Graveface Records)

The Long Forgotten FriendDreamend
“The Tulip Staircase” (MP3)
from “The Long Forgotten Friend”
(Graveface Records)

Buy at iTunes Music Store

Oh, RamonaHospital Ships
“The Shots I Drank” (MP3)
from “Oh, Ramona”
(Graveface Records)

Buy at iTunes Music Store

Tuned To LoveThe Loose Salute
“The Mutineer” (MP3)
from “Tuned To Love”
(Graveface Records)

Buy at iTunes Music Store

Christopher Tignor

Leader e compositore principale degli Slow Six (sperimentalismo avant diluito in movimenti alla moviola), Christopher Tignor fa uscire in questi giorni “Core Memory Unwound“, debutto solista (con collaborazioni eccellenti: Colin Jacobsen e Margaret Kampmeier) griffato Western Vinyl. Un disco non semplice, fra classicismi ricercati e perenne introspezione isolazionista, dove intimità e romanticismo vengono cristallizzati attraverso una decostruzione mai casuale (piuttosto razionalmente delicata). Pianoforte, violino e dettagli elettronici: talvolta soffusi, ancor più spesso nascosti, si offrono ad un ascolto inevitabilmente passivo, ma senza alcuna carenza emozionale. “Last Nights On Eagle Street” ne è un esempio palese, con l’ombra di Eric Satie ad annuire convinta.

MP3 Christopher TignorLast Nights On Eagle Street

MySpace: Slow Six

Website: Western Vinyl

The Vaselines

Davvero ottima questa pubblicazione della Sub Pop (in Italia con distribuzione Audioglobe), che riporta nei negozi un gruppo di cui oggi forse ci si incominciava a dimenticare. Forse non si può dire che la loro sia stata una carriera lunga e così importante da farne una band seminale ma, da una parte la qualità delle canzoni e della loro proposta, dall’altra l’ammirazione provata nei loro confronti da un’icona quale Kurt Cobain – che li aveva gettati tra gli onori della cronaca citandoli più volte e soprattutto coverizzando la loro “Jesus Doesn’t Want Me For A Sunbeam” per l’MTV Unplugged dei Nirvana – bastano e avanzano per fare dei Vaselines una band di autentico culto, oggi da riscoprire. Formatisi nel 1986 a Edimburgo per volere dei chitarristi (ed entrambi cantanti) Eugene Kelly e Frances McKee – con la band completata da James Seenan al basso e dal fratello di Eugene, Charles Kelly, alla batteria – i Vaselines si accasarono subito con la neonata etichetta 53rd And 3rd di proprietà del frontman dei Pastels, Stephen Pastel. Con questa label pubblicarono i primi singoli – “Son Of A Gun”, “Dying For It” – dopodiché, a seguito del fallimento della 53rd And 3rd, firmarono per Rough Trade, con la quale pubblicarono il loro unico vero album, “Dum Dum”. E se già i primi singoli avevano messo in mostra un certo talento compositivo e la capacità di rinnovare la lezione dei Velvet Underground, fu proprio con la pubblicazione dell’esordio full lenght, che i Vaselines dimostrarono il loro valore. Le loro fulminanti canzoni erano – e sono – un mirabolante concentrato di candore angelico e vibrante ronzio elettrico, dove l’indubbia ascendenza sixties delle melodie si sposava ad una ritmica puntuale e metronomica e dove le chitarre continuavano a riffeggiare ed eccheggiare velvettianamente distorte, tra garage rock e un briciolo di psichedelia. Suonavano compatti e lucidi i Vaselines, freschissimi (ancora oggi!!) e dannatamente efficaci nell’allineare pop tunes assolutamente micidiali, tanto che citare un pezzo piuttosto che un altro sarebbe solo fare un torto a quello non citato. Non è difficile capire perché Cobain li amasse così profondamente, tanto che li volle come opening band nelle date di Edinburgo dei Nirvana, anche se all’epoca Kelly e gli altri si erano già sciolti e avevano preso nuove strade (Eugene nei Captain America poi Eugenius, Frances McKee, un po’ più avanti, nei Suckle). “Enter The Vaselines”, oggi, stende su due CD, non solo le diciannove tracce ufficialmente pubblicate dalla band in vita (che la Sub Pop aveva già raccolto nel 1992 in un album intitolato “The Way Of The Vaselines”), e cioè i due singoli e l’album citati, con un nuovo missaggio e completamente rimasterizzate per valorizzarne al meglio il suono, ma gli affianca tre demo (di “Son Of A Gun” e di due pezzi inediti, “Rosary Job” e “Red Poppy”) e ben quattordici brani registrati dal vivo a Bristol (nel 1986) e Londra (1988). Le versioni dal vivo non sono particolarmente diverse da quelle in studio, ma la più che buona qualità audio e una maggiore grezzezza live ne fanno comunque un ottimo e gradito bonus. Un acquisto imprescindibile insomma, da non mancare per nulla al mondo.

MP3 The Vaselines – Son Of A Gun

MP3 The Vaselines – Jesus Wants Me For A Sunbeam

MySpace: The Vaselines   

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